martedì 29 marzo 2011

L'intervista … con il BANDITO Episodio 49: Alberto Nogara

(nella foto sopra, Alberto Nogara come il Maestro Miyagi sa quanto siano importanti le mani...)

1) Salmoni cotti al vapore a tutti quanti Voi adoratori della “bola” che s’insacca con un roboante “Cioff”! Dopo una lunga e scorbutica assenza era giusto ridare vitalità all’Intervista Malsana, aimè trascurata per via di vicissitudini di ogni sorta…dal mondo “pregnant” che inizia a invadere la mia vita familiare, al mondo “kaotico” che mi da sempre un bel po’ di gatte da pelare e da rosolare a fuoco lento! La gita in quel di Padova per le Final Eight di Coppa Italia made in Serie A, mi ha dato lo spunto per ripartire di slancio, visto e considerato che ho avuto modo di scambiare quattro ciaccole con Alberto Nogara, ferratissimo ed espertissimo allenatore di portieri (e non solo), attualmente in forza al Vicenza Calcio a 5. Benvenuto nei nostri fatiscenti e spogli studi Alberto, come vedi non ho ancora vinto nessuna somma degna di nota col Gratta e Vinci, anzi, mi sono venduto anche l’ultima poltrona per grattare un bel “Turista per Sempre” (perdona la seduta su una cassetta di mele)…ma veniamo a noi, saltando le monade…come e quando hai deciso di mollare di botto i campi erbosi per approdare sui rettangoli listellati e laccati??? Qual è stata la scossa che ti ha segnalato ed indicato il nuovo sentiero???

R: Dopo aver militato per lunghi anni nel calcio a 11, dal settore giovanile alle prime squadre, con discreti risultati, ho dovuto per motivi di lavoro abbandonare per qualche anno l’attività agonistica (ho perso gli anni migliori…. mannaggia). In seguito alcuni amici, che avevano una squadra amatoriale e cercavano un portiere, mi inserirono nel mondo futsal. Da lì il passo verso i campionati regionali è stato breve. Qualcuno mi vide e mi affidò la porta della propria squadra. Ho iniziato dalla D, vincendo una coppa veneto, per arrivare alla C2 e poi alla C1. La scossa per cambiare disciplina è stata molto semplice, la voglia di tornare a giocare e soprattutto la porta era più piccola, molto più piccola... e io facevo fatica a volare per 7 metri (ovviamente non avevo messo in conto che anche il campo era più piccolo… che sveglio, con tutto quello che ne consegue).

2) Mentre sei ancora alle prese in prima persona sul rettangolo da gioco (sempre in squadre del tuo territorio, ovvero quello vicentino), inizi a coltivare l’idea di fare l’allenatore…o meglio, inizi a coltivare l’idea di fare l’allenatore degli estremi difensori della “U” rovesciata. Ecco quindi che nella stagione 2003/2004 prendi in custodia i portatori di guanti dell’A.C. Telecom Broccardo Thiene (militante in Serie C1 veneta, poi nello stesso anno promossa in B), e inizi questo nuovo cammino…qual è “l’input” che ha fatto scattare nella tua testa l’esclamazione: “si, voglio allenare i portieri…i portieri”?

R: Facevo sempre più fatica ad allenarmi, nessun preparatore per il mio ruolo, sempre preso a pallate da tutti i compagni. Inoltre i continui acciacchi fisici mi hanno convinto che era giunta l’ora di mollare. Non volevo però uscire da un mondo così affascinante che, fondamentalmente, mi piaceva e mi divertiva molto. Ho pensato subito ai miei anni passati ad allenarmi da solo, in maniera approssimata e poco professionale, con tecnici che poco capivano di questo ruolo tanto misterioso quanto importante per l’economia della gara sul risultato finale. Da li decisi di mettere a disposizione degli altri la mia esperienza di ex portiere: in primis studiando il ruolo, raccogliendo informazioni da tutte le parti provenissero, frequentando stage e clinic sia in Italia sia all’estero, correlandomi con chi ne sapeva di più.

3) Col trascorrere degli anni la propensione all’allenare è diventata sempre più evidente, quindi scarpini affissi alla parete con tanto di bacheca in vetro e patentino da allenatore messo nel borsello. Le stagioni in sella al progetto Telecom Thiene (poi diventato Giuriato), ormai in pianta stabile in Serie B, si moltiplicano, ed oltre ad allenare i portieri ti affermi come vice-allenatore…cosa ricordi di quelle tre emozionanti stagioni??? Ricordaci il momento più alto, dove ti sei sentito carico di orgoglio come un treno merci, e quello più basso, dove saresti voluto liquefarti come “Fluidman” degli Impossibili…

R: Diciamo che delle tre stagioni le prime due sono state meravigliose. Splendidi giocatori uniti dalla passione per questo sport. Ragazzi che erano partiti dalla serie D ed in quattro anni erano arrivati in B, vincendo tutto e sempre. Il primo anno di B subito paly-off persi contro uno squadrone come Torino, nel quale militavano giocatori come Honda e Licciardi, ancor oggi pilastri dell’Asti in serie A. Era tutto nuovo per noi. Per quanto mi riguardava come portiere allenavo Dall’Igna Bruno, uno che a livello regionale aveva vinto tutto. Si era fatto da solo, molto forte di suo con grandi doti tecniche. Il secondo anno di B iniziava con una nuova guida tecnica, Sottoriva Stefano (che è anche l’attuale Mister). Mi sono affiancato a lui dandogli tutta la mia disponibilità ed esperienza tecnica. E’ stata un’annata con qualche alto e basso, caratterizzata da alcuni innesti di nuovi giocatori che facevano fatica a adattarsi al modulo di gioco. Finimmo al 5° posto. In porta avevo Fumarola Jody, l’attuale portiere dell’Arzignano Grifo. Ottimo portiere. Nel mezzo di quest’anno, non posso dimenticare, l’avventura come vice-allenatore della Rappresentativa Veneta, a fianco del mio amico fraterno Salvatore Ticli, purtroppo scomparso prematuramente. Da lui ho appreso moltissimo. Il terzo anno di B iniziava sotto un grande auspicio, ero riuscito a far si che la società mi acquistasse Tonello Cristian, uno dei portieri più forti in circolazione nel Veneto, attuale portiere del Villorba. Il problema era il resto della rosa, rimaneggiata e un po’ deficitaria. Vi furono un sacco di problemi di tesseramento. A metà stagione, dopo alcuni risultati negativi, fu esonerato il Mister. La Società fece una scelta strana e poco felice. A me non piacque per niente (scelta che alla fine non pagò per niente). Così si interruppe il mio rapporto con l’allora Giuriato Thiene, con profonda amarezza decisi di dimettermi e questo fu anche il punto più basso della mia prima avventura thienese.

4) Nella season 2007/08 ecco la golosa opportunità…nuova squadra, sempre veneta, ma forse più ambiziosa…ovvero l’Elinova Verona (che nella stagione a seguire diventò BPP Verona)…al primo anno arrivate 3°, garantendovi i play off…la stagione seguente invece arrivate 2°, vincendo i play-off e volando sulle vette della A2 (nella vittoriosa stagione sei nel roster anche come vice-allenatore)…nella terza annata addirittura sfiorate il colpaccio Serie A, arrivando ai play-off! Che ricordi porti nel cuore di quelle favolose annate, e soprattutto perché si è interrotta la tua collaborazione con gli scaligeri??? Fra parentesi, se non ricordo male, all’epoca allenativi uno dei nostri rappresentanti regionali, ovvero “Milhuose” Perottoni…che mi dici del nostro massiccio custode dell’area definita sui 6 metri???

R: Nell’estate del 2007 il Verona del presidente Gianmoena mi cercò e come accade fra gentiluomini ci accordammo in un minuto. Alla guida tecnica c’era Marco Langè. Da lì tre anni meravigliosi. Tantissime vittorie e qualche rara sconfitta. Giocatori molto forti e professionali e tantissimi allenamenti, fecero si che salimmo in A2 con una cavalcata avvincente. Per quanto riguarda me, in quel periodo ho allenato grandi portieri come: Fumarola, Sarcina, Renan Mattar Barbosa, ed alcuni giovani interessanti come Momo e Perottoni. Nel luglio scorso qualcosa è cambiato e il rapporto con la BPP Verona si è interrotto. Caro Neffo, ancor oggi non so ancora il perché…. credimi. Armaduk Perottoni…… mi ricordo bene il primo giorno che si è presentato a Verona in sella al suo Cayenne. Il ragazzotto aveva doti da vendere, ma bisognava sgrezzarlo un bel po’. Mi ci misi d’impegno e con molta perseveranza da parte mia e grandissimo impegno da parte sua dopo tre anni il brutto anatroccolo e divenuto cigno. Ottimo portiere, grandi doti fisiche e propensione massima al lavoro. Il futuro gli sorriderà sicuramente. Mi è dispiaciuto molto doverlo lasciare anche perché nel frattempo sono divenuto ottimo amico della famiglia.

5) Parlando del presente, sei ritornato alla casa madre, ovvero al Vicenza Calcio a 5, che dopo le la mastodontica stagione scorsa di A2 con al timone “Re” Gigi Regondi (arrivato terzo in classifica e silurato al primo turno dei play-off), si ritrova a ripartire dalla C1…cosa ci puoi dire della stagione in corso??? Ma soprattutto, cosa rispondi alle persone che affermano che le prime 5 squadre della C1 Veneta potrebbero vincere l’attuale Serie B Girone “B”??? Secondo te sono vocali e consonanti sparate senza nessun tipo di fondamento o infondo-infondo c’è della verità???

R: Questa estate, dopo un primo momento di smarrimento ed un quasi accordo con una squadra della massima serie, mi fu proposto il nuovo progetto del Giuriato Vicenza. Un progetto formato sui giovani del vivaio con l’innesto di giocatori d’esperienza. Una squadra che per gli 8/12 era formata da giovani italiani under 21 nostrani. Ho accettato. Ed ecco una stagione vincente, una cavalcata che ci ha portato al vertice di una categoria, la C1 Veneta, di alto tasso tecnico, con formazioni in cui militano nomi di gran lustro. Mi sono trovato ad allenare portieri giovani come Fincato e Seraglio, questo ultimo già giunto nel roster della nazionale Under 21, ma anche qualche vecchio lupo come Beltramello. Per quanto riguarda il paragone con la B bisogna andarci con cautela. Se da una parte è vero che il tasso tecnico della serie cadetta sembra, questo anno, essere un po’ calato dall’altra bisogna dire da categoria a categoria lo scalino resta sempre ampio. Che poi qualche squadra di questa C1 veneta possa dare filo da torciere a quelle di B ci sta senza dubbio.

6) La regione Trentino-AltoAdige, a parte la parentesi Povoli Team che prometteva faville e che invece si è auto-decapitata nel giro di qualche mese, non riesce a far emergere in pianta stabile una squadra a livello nazionale…lottiamo come matti in C1 per guadagnare la ribalta nazionale, e poi dopo una stagione ritorniamo nel calderone delle nostre mura domestiche. Anche quest’anno, il C5BZ è come dice mio padre: “taccà a nà rama” (attaccato ad un ramo)…a meno due giornate dal termine è in piena bagarre! Proprio il suo presidente in una recente intervista su un quotidiano locale dava due “ingredienti” mancanti alla ricetta di stabilità, ovvero, la “società deve essere impostata come un’azienda” e “serve un progetto autoctono per decollare completamente, privo di stranieri” (considera che in regione abbiamo 3 squadre under 21 e zero settori giovanili)…dall’alto della tua esperienza, credi che questi possano essere due passi essenziali verso l’obbiettivo comune??? Oppure credi che siano altre le piste da inseguire per il traguardo del professionismo???

R: In parte sono d’accordo con il Presidente. E’ verissimo che le società debbano essere gestite come un’azienda. In questo momento non si può fare differentemente in quanto l’impegno economico cresce anno per anno, anche con la crisi, la gestione diventa più complicata sotto tutti gli aspetti. Sono d’accordo anche per quanto riguarda i settori giovanili. Devono crescere, bisogna puntare sui giovani, loro saranno la linfa futura di questo sport. Bisogna diffondere la mentalità del calcio a 5 portandola a radicarsi in tutti gli ambienti dalla scuola ai quartieri. Il presidente dimentica però un paio di cose molto importanti, la prima: la classe Dirigente. Viviamo in uno sport dove, e questo è evidente a tutti, la classe dirigente fa acqua da tutte le parti. Società della massima serie che traballano come colte da un evento sismico; dirigenti che appaiono e scompaiono come fossero neve al sole. La seconda, e non vuole essere una critica, è che qualche straniero fa bene al nostro movimento. Non dimentichiamoci che alcuni di questi stranieri hanno portato molte migliorie tecniche individuali che hanno fatto crescere tutto l’ambiente. Non bisogna abusarne come è già stato fatto in passato. E su questo non ci piove.

7) Veniamo adesso alla pratica, ed al campo vero è proprio…io, personalmente oltre ad essere DS (considera che l’appellativo DS lo ritengo una mezza burla, visto che non ho seguito il corso da DS, e soprattutto visto che mi trovo a trattare con una cerchia di squadre ridottissima, ci conosciamo tutti e ci pestiamo i piedi l’un l’altro, come dei bravi somari) alleno anche i portieri, e vorrei analizzare con te questa veste, visto che è il tuo ruolo principale… Rispetto al mio anno d’immissione nel circuito futsalistico, ovvero nel 2002/03, molte cose sono cambiate in meglio…all’epoca il portiere non veniva nemmeno allenato, considerando anche che i più facevano un allenamento a settimana…lo si faceva riscaldare, lo si riempiva di pallonate, e poi via partitella con conseguente doccia e pizzetta… Ora invece le cose stanno gradualmente cambiando…le nuove generazioni di mister impongono alla dirigenza due allenamenti (e come dargli torto??? E’ il minimo per far imparare il proprio credo) e soprattutto vogliono un preparatore dei portieri in pianta stabile… Proprio per questo ti chiedo…tu, da professionista quale sei, abituato probabilmente a convivere quotidianamente coi portieri, come imposteresti l’allenamento settimanale considerando che hai in mano due sedute??? Dacci un’infarinatura…poi, io e i Banditi prossimamente ci muoveremo per portati su in zona e argomentare il tutto dal vivo…ci stai??? Sarai disponibile prossimamente a venire nel mondo dei meleti ardenti???

R: Tenendo conto che, a mio parere, due sedute sono un po’ pochine, ma sono anche conscio dei problemi spazio/temporali che le varie squadre soprattutto a livello regionale incontrano, dividerei la mia settimana in questo modo:

Primo allenamento della settimana

(Tempo di esecuzione circa 60 minuti + lavoro con la squadra). Si lavora sulla tecnica abbinata alla forza utilizzando esercitazioni mirate agli obiettivi del mese che abbiano però un’alta componente atletica. I tempi di recupero sono completi e le esercitazioni non superano il numero consigliato. Dopo un riscaldamento che può prevedere anche una corsa lenta di 5-10 minuti ( meglio una partita di a basket ridotto 2 vs 2 oppure una partita 2 vs 2 con tocchi limitati e campo ultra ridotto), esercizi di mobilizzazione e stretching, un lavoro tecnico specifico, si passa alle esercitazioni tecniche specifiche agli obiettivi prefissi, in seguito si ricostruiscono situazioni di gioco dove il portiere deve applicare le tecniche esercitate in precedenza. Al termine si aggrega alla squadra per disputare la partita o per esercitazioni.

Secondo allenamento della settimana

(Tempo di esecuzione circa 30-40 minuti + lavoro con la squadra). Lavoro tecnico di rifinitura basato prevalentemente sulla velocità e sulla reattività.Dopo un riscaldamento tecnico con i piedi, e con le mani si fanno eseguire esercitazioni che prevedano pochi interventi max 3/4 ma effettuati con la massima rapidità. Vengono adottati esercizi di psicocinetica, velocità reazione, differenziazione muscolare, capacità di abbinamento e velocità di scelta. Al termine del lavoro si aggregano alla squadra per un lavoro di situazione, tattica, tiri in porta o partita. Sono sempre disponibile per incontri o stage su questo ruolo meraviglioso del portiere. Quindi quando mi chiamerai salirò subito. Resto sempre a disposizione…

8) Il ruolo del portiere è il tuo mondo, la tua dimensione, la tua vita, appunto per questo ti chiedo di farmi i nomi dei 5 portieri che consideri più forti al momento in Italia (italiani o stranieri è indifferente), snocciolandoci la loro peculiarità migliore…che sia la chiusura bassa, il lancio, la difesa dei pali da lontano, ecc.ecc….anzi, già che ci siamo, aggiungi anche il portiere più forte che hai mai allenato!

R: Tenendo conto che ce ne sono anche altri di molto bravi, ma visto la tua domanda molto mirata direi che i miei preferiti sono:

1. Alexander FELLER, anche se l’età sta avanzando velocemente resta l’unico che può ancora far cambiare un risultato in una competizione, un vero professionista. Completo in tutto è abilissimo con i piedi.

2. MAMMARELLA, il miglior portiere italiano in circolazione, grande forza fisica, completo tecnicamente con una spiccata personalità. Dotato di un rilancio come pochi.

3. Kiko BERNARDI, non è più un ragazzino, ma ha dalla sua delle doti tecniche straordinarie. Nell’ uno contro uno è insuperabile. Grande stile.

4. Valerio BARIGELLI, a discapito della sua ancor giovane età ha acquisito un bagaglio di esperienza molto elevato. La sua grande struttura fisica gli permette di essere, tra i pali, molto competitivo.

5. LATINO è il futuro che avanza, molto bravo tecnicamente. Ha dimostrato di meritare la stima attribuitagli anche dal gruppo tecnico della Nazionale maggiore.

Portieri ne ho allenato tanti, senza dubbio i più forti sono: - Renan Mattar Barbosa, ex Torrino (A2), Napoli Barrese (A2 e A1), Verona (B e A2) ed ora a Chieti (A2). - Cristian Tonello, ex Arzignano Grifo (A2 e A1), Cornedo (A2), Thiene (B e A2) ed ora al Villorba (B). Non voglio dimenticare fra i giovani Armando Perottoni (Verona), a te caro e tuo corregionale, ed ora Stefano Seraglio (Vicenza). Due giovani che usciranno alla grande, dotati di ottime doti tecniche e condizionali.

9) Bene, come ogni intervista malsana DOC il tempo è volato, e ci troviamo già d’innanzi ai titoli di coda…qui da noi tutte le monade decollate si concludono allo stesso modo, e se ci hai letto altre volte, sai come… Prenditi pure palcoscenico e microfono, sei libero, anzi, liberissimo d’esternare al nostro pubblico, un rospo che da troppo tempo ti trattieni fra intestino tenue ed intestino crasso…è ora di liberartene…

R: Sulla bocca di tutti echeggia, che va da valle a valle, da qualche anno che il ruolo del portiere è divenuto il ruolo fondamentale per le fortune di qualsiasi squadra, che “il portiere è il 50% della squadra”, ecc. E allora mi chiedo, se il portiere è così decisivo ed importante, si può capire perché nelle società, ed in primis in quelle a livello nazionale, ancora non esista la figura del preparatore dei portieri in pianta stabile??? In questo momento nella nostra disciplina si tende a non avvalorare la figura dell’allenatore dei portieri. La comodità di avere un portiere già pronto e maturo, valorizzando sempre più portieri provenienti da oltre oceano, dimenticando, di fatto, i giovani nazionali porta, a mio avviso, ad un non favorevole apprezzamento dell’allenatore specifico. Molte società (allenatori compresi) non lo considerano nemmeno nel proprio staff tecnico dimenticando, così, che un portiere, anche se di ottimo livello, non può essere allenato solo con il sistema integrato ma deve, al fine di affinare sempre più i gesti tecnici, essere allenato anche nello specifico. Si parla molto del portiere come ruolo fondamentale e più importante in una squadra di futsal ma non lo si mette nelle condizioni di essere allenato. Mi sembra un controsenso e mi fa incazzare non poco. Buoni salami a tutti e speriamo di vederci presto, magri in occasione di uno stage.

Salumi con chiusura in spaccata, Bandito nr.13!!!

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