mercoledì 31 marzo 2010

Satana si abbatte sul Lago di Cei-Scei-Sei...

(nella foto sopra, un Gualtiero Esposti in versione "Mostro del Lago di Cei"!!!)


Come il più becero dei vili torno a scrivere sul blog solo perché finalmente si vince. Di parlar solo di sconfitte mi ero rotto lo scroto. Vittima dell’ira degli inferi è il Lago di Cei Scei Sei che piomba nella piana delle Roen col preciso obiettivo di prendersi quei tre punti che vorrebbero dire salvezza a un passo. Ma i ceini fanno subito una cazzata clamorosa: si presentano senza mute e noi, spinti dalla più ignorante delle superstizioni come neanche un devoto di Valeria Sorli farebbe, ci offriamo di prestargli la nostra seconda maglia. Si sussurra infatti tra le mura dello spogliatoio giallonero che “con addosso una maglia della Febbre, questi non possono vincere….porta troppo nero bbbbbbbuuuahauahuahuahuaahahhahahhaha” (la risata satanica è del Presidentissimo). Forti di una fede tutta medievale nella jella che accompagnerà le maglie prestate e finalmente senza fare quell’orrendo urlo di inizio gara ci presentiamo in campo per il consueto saluto ad arbitri e avversari. L’angolo dei Cai è gremito di Cai (presenti Caio Pinti, Caio Gentilini e Caio Neffo, mancavano solo Caio Sanfe e Caio Feo) e la partita ha inizio. I primi 10 minuti sembrano subito smentire le oscure credenze che ci portiamo dentro: lancio errato dalle retrovie per il mastodontico Fronzi, palla intercettata dalla difesa ceina (ma guarda un po’….) e ripartenza fulminea dei trentini che sfondano in fascia sinistra con Mchalla che in diagonale insacca alle spalle di Uku. Non c’è neanche il tempo di capire cosa si sia sbagliato che un errore di marcatura li davanti permette a Rizzi di inserirsi centralmente, presentarsi solo come un malato di pellagra al cospetto di Uku, ricevere palla e infilare di giustezza. 2-0 Cei, Febbre frastornata e incubo di una batosta che aleggia dietro la nostra panchina con indosso i baffi e gli occhiali del bidello. Il Lago a questo punto abbassa i ritmi e si ritira nella propria metà tipo le antennine delle lumache quando gliele tocchi. La Febbre prende coraggio (nonostante tutto) e prova a reagire. Prima un’incursione dell’Anticristo (ormai parlo di me in terza persona, roba che neanche Giulio Cesare…) frutta un palo secco secco, poi un paio di scambi a tagliare fuori la difesa lacustre tra il medesimo e Bonato portano scompiglio tra gli avversari, ma sono errori di controllo prima e di mira poi a impedire che sortiscano gli effetti voluti dai gialloneri. Almeno c’è reazione. Il Lago di Cei punta tutto sulle ripartenze e riesce a contenere gli avversari, guidati da un incazzatissimo Esposti. Si arriva a fine tempo senza grandi sussulti e senza immaginare che il secondo sarà completamente diverso.
Al rientro in campo il Lago si mantiene sulla difensiva e imposta una partita di rimessa, viste anche le maggiori qualità atletiche mostrate finora. La Febbre fa il suo cercando di impostare il gioco adesso che c’è più spazio. Ma a dare il là alla rimonta è un errore della difesa trentina: retropassaggio vietato al portiere e punizione dal limite per i padroni di casa. Della battuta si incarica Fronzi che tocca per Fiocco che finta il tiro e allarga per il “Maiverde” Macchia. Questo, appostato centralmente come una falco dell’avifauna di Tirolo, scarica una mina centralissima sotto la traversa. Passano giusto un paio di minuti e si materializza il gol più incredibile che io abbia mai visto in 5 anni: lancio di piede di Uku dalla propria area per il lontanissimo Silvietto che aspetta palla dalla parte opposta del campo con un piede sulla linea di fondo e uno sul quadro svedese la dietro. Uscita di Bevacqua che viene scavalcato dal tracciante del collega e testata di capitan Silvietto che imprime al pallone un effetto indecifrabile. La palla, dopo aver sconfitto tutte le leggi della fisica, si insacca mentre il capitano giallonero parte a esultare con la solita mano incollata all’orecchio. La Febbre a questo punto ci crede, anche perché gli avversari sembrano disorientati e molto meno intraprendenti di prima. E infatti dopo solo due giri di clessidra (finalmente la tecnologia in campo) il Poeta ruba una palla a metà campo e si invola verso l’area avversaria per infilare in diagonale il 3-2 che cambia le sorti del match. Ceini increduli e febbrosi che non mollano, tanto che nell’azione seguente colpiscono addirittura col Presidentissimo: apertura del “Sempregrigio” Macchia per Corsi che la mette sul secondo palo dove si materializza in una nuvola di zolfo Gualti, pronto all’appoggio in rete. Secondo qualcuno è il gol che uccide la partita, secondo altri è quello che ha ucciso il Calcio, con la c maiuscola. Grande esultanza che costa a Silvietto l’uso della lingua, quasi mozzata nell’abbraccio. A questo punto si manifestano i soliti fantasmi di quando siamo in vantaggio e il Lago arriva subitaneamente al pareggio: prima una mischia furibonda nella nostra area viene risolta da Mchalla con una bomba centrale e poi lo stesso Mchalla infila il 4-4 non mi ricordo come. Iniziamo a questo punto a cagarci addosso perché il tutto sa di già visto, con il Lago che andrà inesorabilmente a beffarci a qualche secondo dalla fine. Invece avviene il contrario: lancio lungo per Fronzi che solca la fascia destra col Cei totalmente sbilanciato, palla a centro area dove Bevacqua non riesce a intervenire consentendo a un febbroso di calciare contro un avversario. Palla che rimane li in attesa del piedino di Fronzi che insacca il più facile dei gol.
La partita finisce qui e regala alla Febbre tre punti meritati quanto inutili in ottica salvezza. Il Lago di Cei se ne va col rimpianto di aver lasciato punti preziosi sul campo del fanalino di coda. Ci sarà ancora da sudare. Ai gialloneri non resta che esibirsi nell’intero repertorio di canzoni post-vittoria (da “O mia bella piccinina” a “La Febbre Gialla lalalallalaà” fino a “Noi siamo il Nordik” e “Tu vuò fà l'americano”) dato che potrebbero non esserci altre occasioni per cantare in C1. Special guesta alla batteria il leggendario bidello. Un ultimo dato statistico alla Tosatti: tra andata e ritorno, negli scontri diretti, Febbre e Cei hanno segnato 18 gol. Pensate a quanti sei servono per arrivare a questa cifra…..

Una buona resurrezione di Cristo a tutti, Bandito 666

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